Se gli italiani venissero chiamati a decidere, con un referendum consultivo, quale dovrebbe essere ufficialmente il piatto gastronomico nazionale che rappresenti l’Italia, io voterei onestamente controtendenza. Per me, il piatto nazionale italiano dovrebbero essere i PIZZOCCHERI.

I PIZZOCCHERI

I pizzoccheri sono un piatto tipico della Valtellina, quella valle lunghissima che si estende da Morbegno a Bormio, meta preferita per le vacanze invernali dei milanesi. Un piatto tradizionale che consiste in delle tagliatelle di grano saraceno, una varietà di frumento molto resistente ai climi freddi e che viene coltivato in questa regione fin dal ‘600.
Il condimento tradizionale prevede abbondante burro, Casera o Bitto valtellinese a caldo, verza o spinaci, patate e salvia. Un piatto non solo buonissimo, ma anche salutare, a detta dei medici, nonostante le apparenze. Il grano saraceno, infatti, come il vino rosso, contiene il resveratrolo, un antiossidante in grado di combattere i radicali liberi
Per promuovere questa pietanza tradizionale è stata fondata perfino l’Accademia del Pizzocchero a Teglio, paese di origine di questa ricetta.

I PIZZOCCHERI MIGLIORI DEL MONDO

I Pizzoccheri più buoni del Mondo si possono mangiare proprio in un ristorante dell’Accademia del Pizzocchero di Teglio, un luogo fuori dal tempo, fuori anche dal nostro universo.
L’Hotel Bellavista a conduzione familiare è uno di quei posti che si fa amare per la sua semplicità. Entrando si rimane un po’ perplessi. Gli ambienti sono rimasti fermi agli anni ’80. Sui mobili in legno dallo stile classico resistono animali impagliati e altre decorazioni rustiche. Le tovaglie rosa, i grissini, l’intera sala hanno un aspetto surreale nel 2017. Il servizio è senza fronzoli, non c’è menù: “Facciamo degli affettati, sciatt e i pizzoccheri, ok? Non volete il vino?! Sì che lo volete, vi porto una bottiglia”.
Ma di cosa ti puoi lamentare se poi ti trovi davanti ai migliori pizzoccheri della Valtellina, e non solo, e a un’ospitalità che va ben oltre al servizio?
Dall’inizio alla fine fa tutto la proprietaria, con l’anziana madre in cucina a dettare i ritmi della cena. Decide i piatti, decide le bevande, decide le dosi senza lasciare molto spazio a obiezioni.
Come antipasto la casa propone un piatto di bresaola locale con gli Sciatt, delle frittelle di formaggio che sfiorano la libidine. Svuotato il piatto mi viene proposto un bis di Sciatt che rifiuto gentilmente, gentilezza che non mi esonera da uno sguardo indignato della padrona di casa. Sarà per questo che dopo l’antipasto arriva una doppia porzione di Manfrigole, crespelle di grano saraceno, per farmi capire che in un modo o nell’altro dall’Hotel Bellavista dovrò uscire grasso, più grasso di quando sono entrato e che non posso oppormi.
Finite le Manfrigole è il momento clou della serata. Dalla cucina esce la proprietaria con una teglia di Pizzoccheri e comincia a servirli in un piatto incandescente preso dalla stufa (per mantenere sciolto il formaggio). Alla seconda mestolata di Pizzoccheri provo timidamente a dire che sono sufficienti. In risposta ho uno sguardo di sfida, due occhi furenti che mi fissano mentre, senza perdere il contatto visivo, la padrona di casa continua a versarmi Pizzoccheri nel piatto. Mangio e sto zitto, godendomi questo spettacolo gastronomico, un capolavoro dall’impasto al condimento. Perfetta la pasta, spessa e al tempo stesso morbida al punto giusto, abbondante il formaggio che, grazie all’accortezza del piatto caldo, non si indurisce risultando stucchevole, ma rimane morbido. Perfetta la dose di burro, né troppo, né troppo poco, così che i Pizzoccheri non ci annegano dentro come spesso accade.
Chiude la cena una torta al grano saraceno con marmellata di castagne, una fetta piccola su richiesta, ma ricoperta di panna montata a sfregio della mia dieta.
La sorpresa finale, oltre a un conto onestissimo di 25 euro a persona, è stato il saluto finale. Ad aspettarmi sulla porta c’era la cuoca, l’anziana madre, “Nonna Pizzocchero”, con una bottiglia di vino e un sacchetto di mele in regalo per me.
L’Hotel Bellavista segue degli standard ormai dimenticati, che fanno ripensare completamente al modo in cui valutiamo un ristorante. Niente stile industrial, niente sgabelli da pub scozzese o impiattamenti stile american bakery. Solo tanta passione e la cucina come protagonista.

COME ARRIVARE ALL’HOTEL BELLAVISTA

L’Hotel Bellavista si trova alle porte di Teglio in via Roma 32. Arrivando in paese ve lo ritroverete sulla sinistra in prossimità di un tornante.

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