Da Carona al Passo di Valsecca passando per il rifugio Calvi vi attende un’escursione unica tra Stambecchi e Marmotte e le fresche acque delle sorgenti del Brembo da cui nasce la Val Brembana.

Qualcuno le definisce le Dolomiti Bergamasche forse un po’ pretenziosamente, ma resta il fatto che le Alpi Orobie hanno da offrire grandi emozioni e panorami straordinari a chi si fida nel concedergli una possibilità. Con il Monte Rosa da un lato e le Dolomiti (quelle vere) dall’altro, molto difficilmente le Orobie attirano l’attenzione degli escursionisti, dilettanti o esperti che siano, anche se hanno in serbo chicche nascoste di assoluto valore.
Ne ho avuto la conferma lo scorso weekend, quando ispirati da un racconto online, abbiamo deciso di salire con la tenda al passo di Valsecca ai piedi dell’a dir poco suggestivo pizzo del Diavolo, che per la sua forma aguzza è stato soprannominato il Cervino delle Orobie.

L’escursione in sé è relativamente semplice, ma ricca di emozioni, e si snoda su un percorso di 4 ore e mezza, intermezzabile con una sosta al rifugio F.lli Calvi. Partiamo a metà mattina in località Pagliari, vicino a Carona, dove una strada carrabile si inerpica tra i boschi da quota 1100. Seguiamo il sentiero 210 salendo gradualmente e senza troppo sforzo verso il rifugio. Dopo circa 30 minuti incontriamo sulla sinistra un assaggio di quello che ci attenderà in cima: la Cascata di Val Sambuzza. Le indicazioni sono semplici da seguire e in circa 2 ore giungiamo ai piedi della diga del Lago Fregabolgia da cui comincia l’escursione vera e propria. Termina qui, infatti, la strada carrabile e si iniziano a intravedere le vette aguzze del Pizzo del Diavolo di Tenda e del Diavolino, meta della nostra escursione e dove passeremo la notte.

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Dalla diga in circa 20 minuti raggiungiamo la prima tappa dell’itinerario: il Rifugio Calvi a quota 2015 m slm. Qui pranzo leggero, ma sostanzioso, e dopo una breve sosta di un’oretta si riparte verso il Passo di Valsecca passaggio obbligato sul sentiero per il rifugio Brunone. Da qui il paesaggio inizio a diventare più interessante. Guadagniamo quota rapidamente, lasciandoci presto alle spalle il bosco. Proseguiamo per circa 2 ore a lato del neonato Brembo, in questa fase un torrente che crea diverse cascate e piscine naturali sul suo percorso.
Basta avere pazienza a circa un’ora dal rifugio avvistiamo i primi stambecchi, una coppia maschio-femmina, che scende dall’altura per la notte. Il maschio spavaldo non esita ad avvicinarsi con petto e corna ben in vista. La femmina timorosa controlla da lontano la situazione per poi raggiungere velocemente il compagno. Godiamo di questo spettacolo indescrivibile per dei momenti che sembrano interminabili e procediamo con la nostra ascesa.

Proseguendo altri 45 minuti raggiungiamo la spettacolare Piana di Valsecca, ai piedi del passo e all’ombra dello straordinario Pizzo del Diavolo di Tenda. La piana offre un panorama dai tratti lunari con grossi massi protagonisti indiscussi della conca attraversata dal primissimo tratto del Brembo.
Il Passo di Valsecca si trova proprio al termine della piana e a inizio agosto è ancora innevato.
La Piana di Valsecca è semplicemente mozzafiato. Da un lato la vista spazia sulla vallata con il Lago Rotondo e il Lago di Fregabolgia a incorniciare il Rifugio Calvi, ben visibile anche a 2500 metri. Di fianco al torrente troviamo un posto perfetto per bivaccare.

E’ ancora chiaro quando, montata la tenda, ceniamo in riva al Brembo con famiglie di stambecchi che attraversano il nevaio e marmotte che ci studiano a distanza di sicurezza.

Ora è il momento del grande appuntamento con un indimenticabile cielo stellato, con la romantica via lattea, padrona dominatrice della notte, ispiratrice di poeti, ancora di salvezza dei navigatori, ninfa dei sognatori…ma ovviamente tutta questa poesia ci viene negata da una pioggia improvvisa. Serata tenda e sacco a pelo, dunque, a sbocciare il thermos di tè caldo.

CI E’ SERVITO
Passare una notte in tenda a 2500 metri è un’esperienza da non sottovalutare. Mai sottovalutare la montagna e partire senza l’attrezzatura adeguata.
La Tenda è una The North Face Mica FL 2 da 1,2 kg, perfetta da portare nello zaino. Si è rivelata impeccabile sotto la pioggia battente.
I materassini autogonfianti Quechua, estremamente validi sia in fatto di comfort che di dimensioni e peso. 700 grammi e un ingombro minimo.
Sacchi a pelo Quechua e Ohuhu (acquistato su Amazon, pari caratteristiche del Quechua a un terzo del prezzo) da 5° con tolleranza fino agli 0°, per niente eccessivi nonostante sia agosto, vista anche la pioggia imprevista.

Bastoncini da trekking telescopici, indispensabili sia in salita che in discesa per scaricare dalle ginocchia il peso degli zaini.
Thermos per il tè caldo e il caffelatte. Non avremmo potuto farcela senza.
Lampada da testa fondamentale quando cala il buio per muoversi liberamente, senza rinunciare a una sicura illuminazione.

COME SI ARRIVA A CARONA
Da Milano si entra in A4 e si esce a Dalmine per proseguire seguendo le indicazioni per la Val Brembana. Superata San Giovanni Bianco, dopo una lunga serie di gallerie, si seguono le indicazioni per Foppolo e a seguire per Carona, poco dopo l’abitato di Branzi (dove viene prodotto l’omonimo formaggio). Da Carona si prosegue con l’auto fino alla località di Pagliari dove si lascia la vettura in prossimità di un tornante (parcheggio a pagamento a 2 euro al giorno).

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